domenica 18 aprile 2010

Non è solo un commento ad un vecchio post


Questa mattina ho trovato questo nuovo commento al vecchio post Di mamme e downshifting.

Io sono una figlia che non è cresciuta con la propria madre, perché lavorava. Sempre. Mai ad una recita, mai ad una partita di pallavolo, mai ai colloqui con i professori, mai ad accompagnarmi da qualche parte. A volte non la vedevo per giorni perché tornava tardissimo e io già dormivo. Questo mi ha creato molto vuoto dentro, non poter condividere con lei certe cose ci ha allontanato. Del resto, lei era costretta perché era una mamma single, ma se avesse avuto scelta e avesse preferito la carriera, nel mio cuore non glielo avrei perdonato. Io spero di riuscire a fare downshifting!!
LaStancaSylvie
E' stato un pugno nello stomaco.

Dedicato a tutte le mamme single, e a tutte le mamme che devono lavorare, ma forse non vorrebbero, o solo vorrebbero lavorare un po' meno, e un po' meglio, e con uno stipendio degno di questo nome.

Rimane, lacerante per me, la questione della rappresentanza e del potere delle donne che scelgono di diventare madri.

Infine, dedicato a Sylvie. In bocca al lupo.

10 commenti:

My ha detto...

io sono una figlia di madre che ha sempre lavorato. Per carità non mancava all'incontro annuale con i prof o alle recite, ma ogni sera arrivava alle 20 e si metteva a cucinare per il giorno dopo e così via.
il suo problema però non era il lavoro, era che non si è mai lasciata scalfire dalla maternità. Cambiare.
Lei si era convinta tipo "io non son capace con i bambini, a me non piacciono i bambini, io sono una da ufficio" e così è andata avanti senza mai giocare con me, senza stare a casa in maternità, senza lasciarsi plasmare.......che è la cosa più bella, secondo me, della maternità. Scoprirti diversa, lasciarti scoprire.

per questo molte volte quando sento di mamme che prendono, vanno e vengono per lavoro mi viene solo da chiedermi se davvero sono così o se si trincerano dietro la loro immagine di sè, senza tener conto che potrebbero essercene mille altre, anche migliori.

non è un giudizio, mi-chiedo-solo- se ...sulla base della mia esperienza

Alessandra ha detto...

Io mi sento così. sorvolo sul single, ci sarebbero troppe parole da spendere,ma esco al mattino lasciando il piccolo che urla con la baby sitter, che pago con quasi tutto lo stipendio (un po' mi aiutano i miei), poi ho il mutuo, e lo stipendio che finisce. I sensi di colpa che ti attanagliano, non lo sa nessuno ma da quando lascio maia a quando arrivo in ufficio, circa 20 min con lo scooter io sono in lacrime. lacrime per quei bimbi che adoro ma verso cui mi sento in colpa, profondamente. io sono presente a tutto, ecco la differenza. alle recite, alle visite mediche, alle feste, ma nel quotidiano no. a volte non chiamo nemmeno, per non sapere, per non stare male. è difficile, spero che loro non sentano il vuoto di Sylvie.
ciao

mammalellella ha detto...

mia madre ha smesso di lavorare quando sono nata io, e ha ricominciato quando mia sorella aveva 8 anni.
Mio padre si spaccava, ma entrambi mi, anzi, ci sono sempre stati...SEMPRE!
ora noi siamo adulte responsabili, autonome e felici.
Io invece sono lacerata! Ho un lavoro fisso ma 2 bambini piccoli e a settembre devo rientrare al lavoro... e non voglio, ma non me la sento di perdere il mio lavoro.
e mi sento in trappola!

Chiara Trabella ha detto...

Avevo lasciato un lungo commento, accidenti...
Volevo lasciarti una testimonianza di una che invece avrebbe preferito che sua madre lavorasse. Si tratta di un'amica che da me aveva lasciato questo commento:
Io sono stata cresciuta da una mamma che appena scoperto di essere incinta si è licenziata per rimanere a casa con mia sorella e successivamente con me. Era quello che lei voleva, all'epoca (parliamo di quasi 40 anni fa) in una piccola cittadina si viveva bene con un solo stipendio, per cui è rimasta a casa. Purtroppo però le cose non sono andate come lei aveva sperato: la mia famiglia si è lentamente sfasciata, e casa nostra non era certo un paradiso.vRisultato? Quando le cose sono andate male, sia a livello economico che a livello di coppia tra i miei, mia madre era ormai con le gambe tagliate. In quegli anni c'era stato l'avvento dei personal computer, e una donna all'oscuro di come si accendesse un pc e con due figlie piccole non poteva certo essere assunta di nuovo come impiegata (che era il suo precedente lavoro). Per cui ha cominciato a fare le pulizie... e con gli anni ha fatto sempre più fatica, si è ammalata in maniera pesante e ha dovuto cmq andare al lavoro: quando finalmente è arrivata alla pensione, non aveva niente. Nè amicizie, nè interessi (il suo lavoro la alienava al punto da spegnerla), due figlie ormai adulte andate per la loro strada. Io posso solo dirti questo: ho assorbito a livello epidermico l'insoddisfazione con cui mia madre è stata prima a casa e poi ha abbracciato un lavoro che non amava, e nonostante io sia stata cresciuta da lei ho vissuto sulla mia pelle il fatto che saremmo state tutte molto, ma molto più felici e soddisfatte se lei avesse agito diversamente. Ho passato innumerevoli ore con una mamma annoiata e insoddisfatta, che stroncava ogni nostra iniziativa, che non aveva voglia di fare con noi quasi niente. Avrei preferito diecimila volte avere una tata, una nonna, una zia, una persona qualunque, perchè no prezzolata, che però si dedicasse a me volentieri e completamente.

Rita ha detto...

Tutte queste testimonianze sono tutte belle tutte vere e tutte dolorose perché noi mamme non sappiamo mai qual'è la strada "giusta" che poi una strada "giusta" forse non esiste nemmeno...
Chi lavora non può stare con i figli, chi non lavora non può dargli (economicamente) tutto quello che serve...allora che fare?
Non è giusto che una donna che ha un bel lavoro e una promettente carriera debba mettere tutto nel cestino per crescere i figli, ma non è nemmeno giusto fare dei figli che poi vengono cresciuti da tate o nonne.
In Italia sembra un utopia ma io credo che il part-time sia la soluzione perché ci permetterebbe di essere madri e lavoratrici, ci permetterebbe di vivere ogni nostra sfaccettatura e ci farebbe sentire meno in colpa.
Io ho scelto di non lavorare (anche perché avevo solo contratti a breve scadenza che ogni volta rimettevano in discussione orari e organizzazione di tutta la famiglia) ma quando non arrivo a fine mese, quando fatichiamo a comprare quello che serve, soprattutto per i miei figli, penso se questa sia davvero la scelta giusta... cerco un part-time ma ovviamente non lo trovo e più divento grande e più sono fuori dai giochi e questo onestamente fa un po' paura, ma preferisco rischiare che non godere della crescita dei miei figli.
Non è la soluzione giusta, non ci sono soluzioni giuste è solo la mia soluzione che forse per le altre è una pazzia... Cerchiamo di fare quello che pensiamo sia giusto, anche perché non sappiamo cosa davvero desiderano o desidereranno in futuro i nostri figli...e questo più che un commento è uno sfogo.
in bocca al lupo donne!!!!

Mamma Cattiva ha detto...

Sto riflettendo su questo commento e questo post. Ci soffermiamo poco sul fatto che la mamma di Sylvie oltre che lavorare molto e non poter presenziare la vita di sua figlia non veniva fondamentalmente aiutata, che fosse perché single o altro comunque non veniva aiutata. Mi viene da soffermarmi più su questo aspetto che sul fatto che dovesse lavorare tanto. Perché se fosse stata aiutata o non fosse stata sola sarebbe andata alla recita o alla partita. Non lo so però quando ho letto quel commento, il primo pensiero che ho avuto non è stato "vedi quando lavori tanto poi i tuoi figli avranno da ridire" quanto "crescere dei figli da sole è davvero duro!"

valewanda ha detto...

non so, non è facile commentare una storia così, perché è semplice dire "Ecco, a furia di lavorare tutto il giorno questi sono i risultati", ma è troppo semplicistico. La realtà è che bisogna capire come si è fatti e andare dietro alla nostra indole, anche se in parte ci puo' portare lontano qualche ora in piu' dai figli. Come ha scritto la commentatrice di Lanterna, altrimenti, si rischia che una mamma che rinuncia a tutto possa essere insoddisfatta e infelice e non aiutare per niente, anche se fisicamente presente. Non c'è una regola o una cosa giusta e una sbagliata, non c'è e basta.

Amanda Gris ha detto...

Penso anche che ci siano tanti modi per stare a casa e non esserci. Comunque l'Italia è tra i paesi con gli orari lavorativi più lunghi e la produttività più bassa: forse dovremmo rivedere il nostro modo di vivere e non solo per le mamme.

lorenza ha detto...

Anche io ho pensato immediatamente alla solitudine di questa mamma - e soprattutto di questa figlia. Anche io mercoledì prossimo non potrò andare allo spettacolo di classe di mio figlio, devo lavorare.

E' vero, ci sono tanti modi per stare a casa e non esserci ed altrettanti per esserci sul serio. Ma credo che, a conti fatti, un figlio adulto (ma veramente adulto) apprezzi maggiormente un genitore contento di sé e di quello che ha realizzato nella propria vita - più che un genitore presente e martire, che non ha combinato niente di sé.

E' vero, non c'è una regola, se non quella del piacere di stare con i propri figli. E di trovare la giusta misura che uno desidera, anche a costo di grosse rinunce.

Anonimo ha detto...

grazie del post e di tutti i commenti. mi fa molto riflettere, sulla necessità, in particolare, di saper rendere conto prima di tutto a se stesse del proprio benessere. per poi donarlo agli altri, figli in primis.

grazie
Silvietta - dislogged