martedì 20 ottobre 2009

Due o tre cose sui precari in Italia


Qualcuno in Italia si è ricordato che esistono i precari.

E la polemica infuria, come titola oggi il radiogiornale: precari sì, o precari no?

Peccato che il problema non sono "i precari", perché ai precari non fregherebbe un bel nulla di essere tali, se.

Se in Italia non ci fossero gli insider e gli outsider: quelli che stanno dentro un mercato del lavoro iper-tutelato, che non puoi licenziarli, che hanno un sacco di diritti e pochissimi doveri (perché l’Italia è il paese dove chi ha solo diritti e nessun dovere, in genere, fa carriera prima degli altri), e quelli che stanno fuori e non hanno nessuna, nessunissima protezione, solo doveri.

Se il precario non dovesse sfacchinare gomito a gomito con gli indeterminati che non fanno nulla (no, scusate, fanno poco) dalla mattina alla sera (perché secondo me la proporzione precari/fanpochisti, nelle aziende, è direttamente proporzionale: più un azienda non riesce a far lavorare i propri dipendenti, più precari ci sono in quell'azienda). Siccome gli indeterminati non li puoi licenziare, ma nessuno di loro sa fare il lavoro che bisogna fare, perché non prendere uno o due precari? L’Italia è il paese con uno dei più bassi tassi di produttività lavorativa, e i minori investimenti in formazione del personale.

Se precario non fosse uguale a ricattabile, sempre e comunque. E siccome quelli altri, gli indeterminati, non li posso ricattare in nessun modo, con te precario faccio quello che voglio. Posso dirti, per esempio, che non so se ti posso assumere, perché i tuoi figli non vanno alla scuola privata cattolica.

Se il precario, in quanto tale (cioè in quanto costa meno all’azienda), prendesse 3.000 € netti di stipendio al mese potrebbe pagarsi l’assicurazione sanitaria e la pensione integrativa. Dormirebbe sonni tranquilli perché i precari sanno che, se fanno bene il loro lavoro, il contratto sarà rinnovato. Ma se il precario, giacché è tale, è pagato 1.000 € al mese, è difficile che riesca a farsi pure il fondo pensione (non di categoria, e quindi molto più sfavorevole e costoso, peraltro).

Se al precario, per definizione, non toccasse ogni volta ricominciare daccapo. Perché in Italia si ragione ancora a scatti di anzianità, livello (A1, B2, C3… Quadri, chiodi e via dicendo) e se sei precario, ogni volta riparti da zero. E ti può succedere che, dopo aver lavorato per 4 anni con una persona, prima di affidarti un nuovo incarico ti chieda se parli inglese, quando due anni prima avevi scritto un intero documento nella lingua di Sua Maestà. Ma sei precario, si sa.

Se sei precario, non puoi pensare di lasciare il tuo lavoro: perché in Italia, per trovare un altro lavoro, ci si impiega esattamente il triplo che nei paesi dove sono tutti "precari", o comunque il doppio che in tutti gli altri Paesi. Tralasciamo poi il fatto che tu sia donna, in età fertile.

Se sei precario, il sindacato non ti tutela in nessun modo. Non perché non voglia, per carità: ma perché il sindacato è uno strumento del secolo scorso e a te, precario del 2000, non è in grado di dire proprio un bel niente, se non che sono stati firmati degli accordi quinquennali di bilancio, o che l'accordo quadro prevede... E poi il sindacato è troppo occupato a salvare il posto di chi, il posto, ce l’ha e quindi paga il tesserino di iscrizione.

Se hai 35 anni, e ti accusano di essere ancora precario, tu ti dici: "Già, avete ragione. Sarei dovuto scendere in piazza 10 anni fa, non so bene con chi e come, ma sapete com’è... Ero troppo impegnato ad arrabattarmi".

16 commenti:

Rita ha detto...

Sono alla ricerca di un lavoro, e un precariato sarebbe già tanto in questa triste valle di lacrime e quindi sono daccordo con quello che tu scrivi, ma onestamente non credo che sia colpa degli indeterminati,credo che sia colpa delle aziende e dello stato che da solo diritti alle aziende e nessuno ai lavoratori (precari).
Non so se al nord è lo stesso ma qui al sud un sacco di aziende che hanno davvero bisogno di personale invece di assumerli come Dio comanda continuano anche per anni a fare giochetti su giochetti per dare allo stesso lavoratore che gli da il C**o tutti quegli anni un contratto a progetto dietro l'altro pagandogli pochissimo lo stipendio, pochissimi contributi e senza nessuna 13esima o malattia ecc ecc
Nei peggiori casi si fanno dei giochetti per licenziare i determinati che costano troppo e poi assumere i precari che costano poco e lavorano il triplo oppressi dalla minaccia di essere licenziati.
credimi sono molto sfiduciata in tal senso e non trovo via d'uscita.

rosita ha detto...

Quant'è vero quello che dici Lorenza!
io da precaria delle biblioteche ho provato a diventare libera professionista, ma è stato ancora peggio.
Adesso tornerò ad avere un contratto a progetto, lavorerò a fianco di dipendenti pubblici, che si lamentano per ogni piccola incombenza, che si mettono in malattia quando hanno il raffreddore a me conviene andare a lavorare con la febbre, e diciamolo hanno una formazione inferiore alla tua, non vanno ai corsi di aggiornamento, tu ci vai e manco ti pagano. Sai quanto mi girano...
@rita certo che non è colpa degli indeterminati, non di tutti per lo meno ma capisco lo sfogo di lorenza perchè anch'io vivo la stessa frustrazione.
Al sud è ancora peggio, sono siciliana ma vivo a bergamo e ti dico che anche qui le cose iniziano a peggiorare notevolmente.

valewanda ha detto...

capisco il tuo sfogo Lorenza, quello che dici è vero, e lo dice un'indeterminata che cerca di non lamentarsi mai proprio perché intorno a sè vede spesso persone che sanno solo fare polemiche e poco smazzarsi il lavoro che dovrebbero. Però, passamelo, c'è anche qualcuno che, da indeterminato, si rende conto che è un privilegiato e cerca di farsi il mazzo per meritarsi il posto che ha.

lorenza ha detto...

@Rita e Rosita: sì, per carità, non avevo certo intenzione di prendermela con le persone che hanno un posto fisso... Quello che mi intristisce (davvero) sono le false disquisizioni sul nulla, quando appare ormai chiaro che il problema non è il precariato in sé, ma l'uso assolutamente distorto che se ne è fatto in questo paese (anche questo: licenziare per assumere precari che costano meno e paghi una miseria), e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Se poi volessi lanciare un sasso nello stagno, potrei dire che anche i precari hanno le loro colpe...

lorenza ha detto...

@Vale: scrivevamo in contemporanea!! Ecco no, l'ho già detto ma lo ribadisco, non voleva essere uno sfogo contro chi ha il lavoro a tempo indeterminato!! E' proprio l'ottica dell'in/out, del "precario" vs. "posto fisso" (meglio la flessibiità/no, meglio il posto fisso) che (forse, non so!) sarebbe ora di superare...

emily ha detto...

vediamo se riesco a lasciare un commento.
come tu sai io sono un'imprenditrice; nella nostra azienda nn ci sono precari, quelli che avevamo assunto x fare i primi 6 mesi poi sono stati assunti regolarmente, anche se nn c'era certezza di lavoro, anzi.
però in periodi come questi, dove è richiesto a tutti di fare uno sforzo in più, di produrre di più ed essere più responsabili, noi nn possiamo licenziare le persone che col loro scarso senso etico fanno andare a fondo l'azienda. un lavoro fatto male che va rifatto, un imballo sbagliato, una misura errata e la fornitura è da rifare, il guadagno se ne va e in questo periodo nn c'è da scherzare.
xkè nn posso licenziare l'operaio che mi minaccia (so dove abiti e dove vanno a scuola i tuoi figli...) quello che sbaglia apposta xkè vuole l'aumento e ti fa i dispetti, quello che si mette in malattia anche se sta benissimo, quello che crea problemi che bloccano la produzione, quello che va in bagno x mezz'ora tutti i giorni, quello che si legge il giornale nascosto dietro a una macchina.
scusa la lunghezza se nn mi salva il commento urlo!!!
hai scritto cose giustissime che dimostrano che le due parti in causa nn sono lavoratori e datori di lavoro, ma tra chi ha la dignità del proprio ruolo e chi nn ce l'ha

lorenza ha detto...

grazie emily, mi serviva davvero un'opinione da imprenditrice su questo argomento, mi fa riflettere molto la parola dignità...

Chiara Trabella ha detto...

Prima di entrare nel favoloso mondo statale a TI, ho fatto 7 anni di precariato, quindi so di cosa parli. Ho perso un anno e mezzo di INPS perché un'azienda non mi ha pagato i contributi e ora non posso rivalermi perché è stata liquidata. Ho perso 2 anni di assegni familiari perché il mio stipendio in quegli anni era più del 30% del reddito familiare e per avere l'assegno devi dichiarare che in quell'anno il reddito della tua famiglia era composto per almeno il 70% da lavoro dipendente. Ho rinunciato a 6 mesi di stipendio per stare con mia figlia di 3 mesi, anche perché nessun nido me l'avrebbe mai accettata, così piccola. Ho passato 2 anni a vedermi rinnovare il contratto a tranches di 3 mesi l'una.
E io sono ancora fortunata, perché comunque sono riuscita a non avere mai buchi nel mio CV e dopotutto ho sempre trovato datori di lavoro decenti.

lorenza ha detto...

@Silvietta: grazie Silvietta, e in bocca al lupo a te per il grande salto!!
@Lanterna: la doppia prospettiva è sempre interessante, almeno da condividere, per non dividersi sempre "a compartimenti stagni"

M di MS ha detto...

Il sindacato è occupato a garantire i pensionati metalmeccanici, che peraltro sono già una razza in via di estinzione. Ricordo ancora che, quando dieci anni fa lavoravo in una media azienda metalmecccanica, le assemblee sindacali andavano quasi deserte e i pochi giovani operai presenti non avevano niente da dire. Il sindacato non ha un'idea di cosa sia un'azienda del XXI secolo e si sente rappresentativo mentre non rappresenta i precari e i finti ricchi (cioè i precari a P.IVA). Quando sento parlare di "parti sociali" in tv mi viene l'orticaria.
La verità è che la flessibilità non sarebbe così male se il nostro mondo del lavoro fosse flessibile. Negli USA ti sbattono fuori dalla sera alla mattina ma poi riesci a metterti in gioco. Qui invece la professionalità non conta e rientrare stabilmente o no è un miraggio. Anzi, avere dignità e coscienza del proprio lavoro è un handicap, perchè ti fa capire la scarsezza delle chances, sia per il contenuto dei lavori offerti che per il trattamento economico. Figli all'estero!!!

lorenza ha detto...

:-) "Pensa ai tuoi figli, andiamocene da qui" è quello che ripeto (inascoltata) da 7 anni all'ingegnere... Comunque sì: c'è, esiste una flessibilità buona (che non è la precarietà italiana) che farebbe un gran bene a tutti, ne sono convinta anch'io

Dude ha detto...

Ciao Lorenza,
sono emigrato 2 anni fa...ho aperto un blog per far conoscere agli italiani com'era la vita qui in Olanda...ho ricevuto un sacco di insulti da esponenti della destra in quanto anti-italiano e traditore. Dopo un po' ne ho aperto un altro e si sono ripresentati i commenti-insulti e addirittura minacce. Ho chiuso definitivamente.
Peccato.

Premesso cio`, lo ribadisco ancora qui, come ospite :) del tuo blog:
il problema non e` il precariato, ma sono gli stipendi.
Qui in Olanda mi hanno offerto il triplo di quanto prendevo in Italia (Laurato informatico, all'epoca 28 anni).
Contratto di 6 mesi con un mese di prova, e successivi 2 contratti di 1 anno ciascuno, e poi tempo indeterminato.
Il fatto e` che qui, oltre allo stipendio 3 volte tanto, i bonus (non sapevo cosa fossero), la 13esima a maggio (vakantiegeld, i soldi per andare in vacanza...circa l'80% di una mensilita`), non c'e` il ricatto sul lavoro: in Italia mi facevano piovere i contratti temporanei come si fa con il pesce con il gatto (micio....vieniiii...papppa....). Qui mi sento apprezzato e dopo 6 mesi mi hanno dato un aumento, dicendomi che era poco (per me il 3% dello stipendio non e` cmq poco, dopo soli 6 mesi) perche` lavoravo li` da pochi mesi...
Da Bamboccione Forzato (dove vai con poco piu` di 1000 euro al mese?) ho potuto risparmiare, comprare una casa (non conosco nessuno dei miei ex amici italici che abbia comprato una casa, se non 'aiutato' -leggi: completamente finanziato- dai genitori).
Ci vogliamo rendere conto: un UOMO, non ragazzo...uomo...di 30 anni, in Italia per comprare casa, siccome e` pagato all'ora, come il parcheggio, e soggetto al mercato delle braccia, per comprare casa, deve avere come garante uno dei genitori che ha ancora un posto a tempo indeterminato...ma e` pazzesco!
Ciao e scusa per averti prolissamente rubato lo spazio ;)
ciao,
G, Amsterdam

lorenza ha detto...

Ciao G, grazie per questa bella storia (per la tua storia) che hai condiviso, è bella e nello stesso tempo triste, come le tante storie di trentenni Bamboccioni Forzati che hanno avuto la forza e il coraggio di andarsene e che hanno trovato nuove vie.

E sai cosa è la cosa più triste? Le minacce e gli insulti che hai ricevuto per il tuo blog: questa credo che sia una cosa davvero grave, una cosa che anzi mi fa molto arrabbiare. Mi chiedo chi faccia più male al nostro Paese: chi racconta, o chi minaccia.

In bocca al lupo per la tua nuova vita!!

Alessandra ha detto...

Condivido su tutto. Anche se la mia storia va al contrario...cioè non proprio. Insomma da sostituzione maternità a indeterminata. In un'azienda dove se non ti sbatti sei fuori, dove se fai bene è il tuo dovere se fai male sei fuori. Dove sei sempre in competizione, perchè se non ti possono licenziare finisce che senza che te ne accorga fai l'archivio del magazzino.
Io punto sempre al meglio. Devo e voglio lavorare e quindi precaria o indeterminata io rimango io e la mia coscienza pure.
Un abbraccio

bstevens ha detto...

cara lorenza, tu hai proprio ragione. ti parlo con la coda tra le zampe perchè sono tra le poche con un contratto a tempo indeterminato .. a volte mi viene da lamentarmi che vorrei il part time, poi leggo ste cose e davvero mi rendo conto di essere fortunatissima..

acasadiclara ha detto...

ciao ti scrivo per dirti che
nel mio blog c'è un piccolo premio per te (post di oggi 22 ottobre)
fai un salto
(è sempre bello leggerti)

ciaoooo