lunedì 1 settembre 2008

Tre libri, un'estate

Primo post di settembre, ancora sull'estate che se ne va (purtroppo, per fortuna). Sui libri di quest'estate, letti uno via l'altro: L'eleganza del riccio, Tutto per una ragazza, La solitudine dei numeri primi.

Potrebbe iniziare come una barzelletta: c'erano una francese, un inglese e due italiani.

Paloma, la francese, è una ragazzina dell'alta borghesia parigina. All'inizio del libro decide di suicidarsi, poi capisce che non è il caso. Ma che bello, capirlo a 13 anni.

Sam, l'inglese, è un ragazzino di North London che a 17 anni diventa padre. In modo sconclusionato, ma nonostante tutto continua a costruire la propria vita e a cercare di fare il papà (a 17 anni, figuriamoci). Deve abbandonare la sua più grande passione, lo skateboard (ooops, scusa Sam, lo Skate). All'ingegnere non è piaciuta la fine, in effetti è un po' tirata via.

Mattia e Alice sono due adolescenti di Torino. A 30 anni suonati e passati, continuano a comportarsi come quando ne avevano 15: lui continua con le sue pratiche di autolesionismo, lei continua a rifiutarsi di mangiare. La follia e l'immaturità elette a condizione di elezione di coloro che sono più sensibili o più intelligenti, chissà. Fabio, quel poveretto che decide di sposarsi con Alice, dice alla moglie le uniche parole sensate di tutto il libro: "Sei viziata ed egoista", ed è trattato come un babbeo.

Mi sembra che i francesi e gli inglesi abbiano un'idea un po' più precisa di cosa voglia dire stare al mondo. Con le sue bellezze e le sue fatiche, e anche il suo profondo non-senso. Con una scrittura che sta insieme ad una vita vera, non a un surrogato all'italiana, pieno di luoghi comuni e lacrimevoli. E d'incapacità di venirne fuori.

Voto la francese come miglior libro dell'estate: a distanza, quello al quale mi sono più affezionata (ma è un libro per donne).

P.S. Cercasi disperatamente qualcuno a cui è piaciuto La solitudine dei numeri primi. Voglio capacitarmi del perché gli hanno dato lo Strega, senza sentirmi dire che sono una cinica senza sentimenti che non capisce il dolore altrui. Grazie.

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